“Notes through the years”, l’album d’esordio di Giuliano Vozella
Ciò che mi ha incuriosito di quest’album ancor prima di ascoltarlo è stata la sua copertina, che mostra una foglia rossa tipicamente autunnale su uno sfondo grigio ed invernale, e che ha il chiaro intento di esprimere tutta la dissonanza che c’è tra questi due elementi: la foglia rossa, che simboleggia il disco stesso, un disco dal sound puro e sincero che incarna tutto l’entusiasmo di un giovane ventenne al suo primo lavoro con tutta la sua voglia di raccontarsi, e quel grigiore invernale che invece simboleggia quella massa che “continua ad andare verso la commercializzazione di ogni singola nota senza più rispecchiare nulla dell’artista stesso”, queste le parole usate dall’ideatore e artefice della foglia rossa, che risponde al nome di Giuliano Vozella, giunto a questo suo esordio solista dopo vari progetti, attività live e studi, mai senza quella chitarra che lo accompagna dall’età di 10 anni.
I primi tre brani di quest’album che si intitola Notes through the years mi hanno dato fin da subito l’idea di costituire un terzetto indivisibile, una sorta di presentazione da parte dell’autore.. “All these songs are written by my head”, inizia così il primo brano che si conclude con quella che è una speranza in cui credere fermamente, quella di “A world full of music, Where I with my guitar Can go around All over the world. A world full of music, Maybe a world of dreams .. But I believe in this”; il secondo brano manifesta invece tutta la passione, tutta la voglia, la stessa che si prova all’inizio di un grande viaggio “I am now on this stage The stage of life the stage of dreams and fortune And the stage of hope”.
Il terzo brano dal titolo inequivocabile Search the future mi appare come una vera e propria dichiarazione d’intenti, nonchè come la speranza che quel viaggio appena intrapreso valga il prezzo del biglietto “Note by note, Chords by chords, Building the place That represents my world”.
Ed eccoci dopo questo terzetto al quarto brano, quel Peccatori che è l’unico cantato in italiano e che affronta anche con ironia “Lasciami credere che un dio potrebbe essere tranquillamente anche James Senese”, il tema sempre attuale dei pregiudizi e di quelle “stupide convinzioni”, che le religioni troppo spesso inculcano nei credenti causando quella chiusura mentale che sfocia spesso anche nel fanatismo.
Si ritorna all’inglese lasciando spazio ai ricordi e a tutte quelle emozioni che possono nascere da una semplice fotografia con The frame of your pic, seguita da un altro pezzo molto sentito e ricco di sentimenti, Mirror Blue Eyes.
Three Years Ago, brano interamente strumentale, ha una storia tutta particolare dietro: è nata infatti in un periodo in cui Giuliano portava il gesso ad un braccio, periodo in cui dovette utilizzare l’accordatura Open D, la quale gli permetteva di suonare anche in condizioni così impervie. Una volta tolto il gesso il brano fu messo a punto e prese appunto il nome di Three Years Ago. “ogni volta che lo suono ricordo quel momento, e penso che non riuscirei proprio a stare un giorno senza suonare le 6 corde”, ricorda Giuliano a testimonianza della sua grande passione.
L’ultimo brano è un blues classico il cui ritornello sembra essere un vero e proprio vademecum che, siamo pronti a scommettere, il ventenne di origini baresi canticchia tra se e se di fronte allo specchio tutte le mattine, e che recita così: “Spend your time to live your passion, Spend your time as you can on this, Thinking that what you are doing Will never be wrong, Spend your time to live your passion Because Sooner or later you will reach your goal”
Che dire, una gradita sorpresa l’esordio di questo ragazzo, un disco senza troppi fronzoli che scorre in maniera pulita e piacevole, che strizza l’occhio ai cantautori americani e che spazia dal blues al folk al pop facendone un’amalgama che non ha nulla da invidiare ai lavori di artisti già più affermati.
Grazie anche all’esperienza maturata in ormai 10 anni di studio e di applicazione, Giuliano Vozella dimostra si di possedere un’ottima tecnica, ma senza per questo mai tralasciare l’aspetto emozionale che anzi viene sempre messo alla base di ogni sua composizione. “Impara tutto sulla musica e sul tuo strumento, poi dimentica tutto sia sulla musica che sullo strumento e suona come ti detta il tuo animo.” è una citazione di Charlie Parker che lui ha voluto riprendere, e che pensiamo lo identifichi bene.
E se (come speriamo e gli auguriamo) continuerà su questa strada, sperimentando, componendo e suonando libero da quel grigiore invernale che fa da sfondo alla copertina, siamo pronti a scommettere che ci darà ancora delle ottime soddisfazioni.