Live report: Lane @ Conamara Irishland pub (Pd) 28 aprile 2012
Il più delle volte quando si ode il nome “Tribute Band” la maggior parte delle persone che ascoltano, fanno e vivono la musica con lo spirito ed il cuore storgono il naso con sommo fastidio, incluso chi vi scrive, e non per arroganza e supponenza, ma per una candida ed orgogliosa difesa della propria integrità di musicista o di degustatore musicale.
In mezzo al tugurio del losco e lucroso universo delle Tribute ce n’è una che merita particolare attenzione.
Si tratta dei Lane, band padovana tributo ai Nirvana attiva da parecchio tempo e che vede alla voce e chitarra Matteo Mion, al basso Stefano Maro e alla batteria Tony Cavaliere, già batterista dei Moravagine, storico gruppo punk rock degli anni zero.
Il modo in cui li ho incontrati è stato fortuito e al tempo stesso fortunato, e questo ci riporta alla sera dello scorso 28 aprile.
Quella sera al centro sociale rivolta avrebbero dovuto suonare Il teatro degli orrori e il vostro affezionato si stava proprio dirigendo lì, ma le stelle vollero che mi facessi prendere da un disastroso ritardo rinuciando alla e salvandomi dalla, performance un pochino narcisistica di una rock band che ha un dimenticato il rock perdendosi in pose dettate da un inebriante successo; ergo ho optato per una buona birra con gli amici al Conamara Irishland Pub (Pd), e li è scattata la magia.
Come per incanto mi sono ritrovato catapultato a New York in quella strana notte del 18 novembre di 19 anni fa in cui Cobain imbracciò la chitarra per una delle ultime volte della sua giovane e tormentata vita.
I Lane stavano riproponendo per intero la scaletta dell’unplugged eseguito dal trio di Washinghton per gli Mtv Studios, su di un palchetto ricoperto di candele accese e faretti quai spenti creando con la complicità di una tecnica impeccabile ed una somiglianza estetica ai padrini del grunge più cupo e graffiante, una sorta di piccolo spettacolo, ed è proprio questa la cosa che mi ha colpito di più e portato a scrivere queste righe.
Il risultato a fine serata, conclusa con la possibilità di richiedere più bis standosene comodamente seduti con la propria birra in mano a cantare, è stato una soprendente ed enorme soddisfazione per aver visto un concerto davvero bello, intenso, umile e sincero, ed essersesene tornati a casa con lo spirito dissetato della sua sete di rock rispolverando il vecchio Nevermind tra i vari dischi accatastati in macchina come ciliegina sulla torta della buonanotte.
Per questo se sabato 26 maggio non avete nulla da fare e bazzicate dalle parti di Padova vi consiglio di andarveli a beccare sempre in versione senza spina al Greenwich Pub.
Keep on rockin’ dudes, stay tuned.
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