Il Trip-hop e la sua genesi: Blue lines – Massive Attack
Il genere musicale su cui sto per scrivere non è lontano dall’orario in cui scrivo ,03.38, e arriverete a capire il perchè di questa osmosi tra genere e notte.. (ma è del tutto casuale la mia scrittura a quest’ora della notte o del mattino, mettetela come vi pare).
L’album in questione è stato, e non lo dico solo io, l’apripista per un genere e una generazione di musica che negli anni ’90 ha avuto la sua nascita a Bristol in Inghilterra, la sua esplosione e la sua decadenza internazionali : il Trip-hop.
Fatto di ritmi rallentati e incupiti presi dall’hip-hop, dal jazz e atmosfere lo-fi e film retrò (si ascolti i Portishead), a volte anche spunti rock psichedelici e funk-soul.
Il genere varia sottilmente da gruppo a gruppo ma mantiene a grandi linee queste caratteristiche: testi rappati sottovoce (lo sprechgesang di Tricky è unico nello storia) o cantati con toni caldi su delle basi oscure e oniriche, che paiono disciogliersi nel nulla. Le atmosfere sono quelle inquietanti delle grande e decadenti città degli anni ’90. Proprio perchè il suond viene “seguito” da tutti gli artisti fedeli al genere , e anche perchè molti tra questi venivano da Bristol o paraggi, il Trip-hop viene definito dai critici dell’epoca come Bristol Sound .
Blue Lines , primo album dei Massive Attack nasce da un breve passato di hip hop e rock. Erano conosciuti nella scena underground di Bristol col nome di The Wild Bunch (letter. “il mucchio selvaggio”).
Successivamente alla pubblicazione di un singolo “Any love” del 1988 , Robert “3D” Del Naja , Grant “Daddy G” Marshall e Andrew “Mushroom” Vowles (che poi lascerà tra il ’95 e il ’98) , decidono di chiamarsi Massive Attack. In fin dei conti cambia solo il nome: gli intenti, l’estetica e le caratteristiche sono sempre quelle del Wild Bunch. E nel 1991 pubblicano questo disco storico.
Non amano essere etichettati come i fondatori del Trip hop e essere definiti “gruppo musicale”: sulla prima , ahimè capisco il tocco indipendente che avrebbero voluto avere senza etichette ma il genere dopotutto lo hanno creato loro; sulla seconda definizione, dò pieno appoggio: non sono un gruppo vero è proprio ma un collettivo musicale per via di innumerevoli collaborazioni, direi splendide e storiche, dato che hanno “visto lungo” a richiamare sulle scene artisti che già agli inizi degli anni ’90 si erano dati per dispersi, dimenticati o quasi:
Tracey Thorn storica cantante degli Everything but the girl;
Elizabeth Fraser leader dei Cocteau Twins , band di culto del Dream pop ;
il mitico Horace Andy , cantante roots reggae, dimenticato per decenni e ripescato proprio dai Massive, ha dato la sua splendida voce e il suo inimitabile falsetto a molte loro canzoni ;
Tricky ,sua la voce in Karmacoma-Protection, che dal 1987 è stato nel Wild Bunch iniziale , poi per divergenze artistiche e caratteriali si è allontanato dal collettivo;
Sinéad O’Connor ;
Shara Nelson, sua la voce nella intrigante Unfinished Sympathy;
Negli ultimi anni si è aggiunta Martina Topley-Bird, ex compagna e voce prodigio di Tricky.
L’album ad un primo ascolto sembra un derivante del’hip hop, molto rallentato, macchiato di scuro. Magari all’epoca non si è subito capito che era nato un genere del tutto nuovo.
Mi rimane da elencarvi le 9 splendide tracce che , da sole , raccontano la genesi di quello che sarà un genere mai commerciale ma che forse sarà sopravvalutato, forse i critici hanno voluto troppo dal genere che più di ogni altro è stato “generazionale”, legato a quelli che evidentemente “dovevano essere i suoi anni” ( una sorta di premonizione ), ma va bene così perchè ora quando esce qualcosa di simile, gli affezionati … “viaggiano e godono” 😉
- Safe From Harm – 5:16
- One Love – 4:48
- Blue Lines – 4:21
- Be Thankful For What You’ve Got – 4:09
- Five Man Army – 6:04
- Unfinished Sympathy – 5:08
- Daydreaming – 4:14
- Lately – 4:26
- Hymn Of The Big Wheel – 6:36
45 minuti di musica da ascoltare in piena notte..
Alla prossima tappa di questo dizionario del Trip hop.
Good listening!
Una risposta
[…] avevo scritto nell’articolo sul Trip-hop , il genere è stato strettamente legato ad una sorta di premonizione generazionale, e 100th […]