Album del giorno: Efterklang – Parades
Con una primavera che forse si degna di arrivare mi sono accorto che è giusto far arrivare alle vostre orecchie (magari per la prima volta , magari per ricordarveli) la particolarissima musica di questo gruppo danese ( il mio collega DevilA apprezzerà le note e l’indole nordica, lui che è amante di questa gente). Sono un po’ autunnali loro, ma in quest’album paiono aprire ad una primavera che è stata trattenuta da un inverno un po’ prepotente.
Poco conosciuti nel Belpaese, forse non sono neanche mai venuti dalle nostre parti (in realtà sono venuti nel 2010 all’INIT di Roma, ma scrivo così per creare attesa in quanti desiderassero vederli dal vivo :P), fanno letteralmente “sognare” chi li ascolta: partiture musicali di una semplicità sonora, entrano nei cuori immediatamente, ma di una costruzione articolata , fatta di archi, synth, piano, violini, tamburi, bassi, chitarre, cori (e che voci!)… sembra la descrizione di una piccola orchestra, forse in realtà lo è almeno negli intenti, invece si tratta di una formazione che cerca di straniare un folk a volte troppo stantio e relegato nella sezione armonica, tipica del folk nordico, aggiungendoci tanti piccoli suoni, creando delle vere e proprie sinfonie.
Si sfiora la colonna sonora di un film malinconico , romantico (non strappapalle). Le voci paiono sollevarsi al cielo. Ritmi “a salire” dunque, come in Mirador : fiati che nel début preludono ad una marcia , cori che si lanciano lontani dall’etere, tamburi forti e decisi.
Una bella folktronica nella notevole Polygyne , ricca di voci femminili e piatti , tromboni e gran casse, flauti e violini impertinenti, un piano che accompagna cori finali , quasi a creare una immagine di un cerchio umano in una prateria , in attesa di una pioggia estiva.
E di boschi se ne “vedono” tanti nelle loro canzoni: si, mi fanno pensare ad una piccola banda antica che vaga danzando e musicando allegramente in un piccolo bosco nordico 🙂 come in Horseback Tenors , strabella e assai medievale per via (sempre) dei suoi tamburi, dei suoi piatti e dei suoi fiati.
Diciamocela tutta , gli Efterklang hanno scardinato il pop orchestrato, tipico di Yann Tiersen , che loro ricordano tanto in alcuni brani, (in via eccezionale solo per la lingua del titolo) come in Maison de réflexion , dove la musica sembra scritta per una corsa nel buio, il violino pizzicato reca brividi, il piano cerca di smussare gli angoli che nel buio non si vedono, le accelerazioni dei tamburi rendono apocalittico lo scenario che si apre alla fine: cori e pioggia.
Caravan: al limite dell’urlo, del dire guardate che nel mondo ci siamo anche noi, con la nostra musica! Vogliamo farvi sentire qualcosa di strano, di onirico.. di cinematografico.
E proprio nel cinema si sono “buttati” , con lo splendido An Island diretto da Vincent Moon (occhio anche ai Sigur Ròs) . Nato dall’incontro tra il regista francese e gli 8 membri della band in un’isola danese nell’Agosto 2010. Obiettivo: girare un film denso di sperimentalismo, performances, esibizioni. In 4 intensi giorni gli Efterklang collaborano con oltre 200 musicisti locali, bambini e loro genitori. Ne viene fuori un lavoro di riarrangiamento e reinterpretazione delle canzoni del loro album Magic Chairs (2010).
An island è un film musicale non convenzionale e un documentario astratto su una band e su un’isola.
Gente, non perdeteli di orecchio e fatevi “illuminare” (senti, Illuminant).
Se poi vi piace il genere ascoltate anche : Mùm e Seabears.
Io vado a fare un giro in un bosco.
Video del live di “Mirador” alla tv svedese
Io vi propongo il video del live perchè live stupiscono assai. Ma voi date un’occhiata anche al video ufficiale:
e al video di Caravan:
Una risposta
[…] a voi le città e i locali che gli Efterklang varcheranno tra poco meno di una […]