Intervista a Emcee O’Zi
Oggi vi presento O’Zi, un mc partenopeo che sicuramente conoscete; pensate a Overflow (bomba!)…Circa un anno fa, invece, pubblicava un altro disco, Horror EP, con un concept che fa da baricentro a tutto l’album e che vi spiegherà O’Zi stesso nel corso di questa intervista.
Buona lettura.
Innanzitutto presentati ai nostri lettori, chi è Emcee O’zi?
“Emcee O’zi è un ragazzo di Napoli con la passione per l’Hip-Hop… viene da una città difficile, da una realtà difficile, ed ogni giorno lotta per cercare di portare uno stipendio a casa senza trascurare le sue passioni, al momento incapaci di pagargli l’affitto e le bollette (lol).”
Qual è stata la tua prima soddisfazione in campo musicale?
“Quando inizi a fare, cerchi l’approvazione degli altri, specie quando sei molto giovane, ma le soddisfazioni vere arrivano solo quando ti rendi conto che dopo tanto lavoro, le cose, ti iniziano a venire proprio come le hai in mente tu. Non è un livello a cui ci si arriva subito e non capita spesso di riuscirci, specie quando sei perfezionista e malato come me( lol.), ma quando ci riesci la soddisfazione è incommensurabile.”
Quali sono i tuoi 5 artisti preferiti? Non necessariamente rap…
“I preferiti purtroppo sono troppi (lol)… dovendo fare una cernita ne salterei qualcuno… ma non posso non mensionarti… Miles, Coltrane, Hendrix, James Brown, i Pink Floyd, i King Crimson, ma anche i Kraftwerk, Moroder o i Daft Punk ad esempio, i Depeche Mode, i Radiohead, Vangelis, Klaus Schulze… giusto per fare un po di brainstorming… Ultimamente sto parecchio intrippato con le robe soliste di Goeff Barrow dei Portishead, fra l’altro è appena uscito il suo primo progetto hip hop per la stones throw che vi straconsiglio. Per il rap credo che l’influenza della scuola Def Jux si senta sia nelle cose che scrivo che nelle cose che produco, sono un loro grande fan da sempre; adoro il modo in cui scrive Aesop Rock e Breeze Brewin dei Juggaknots è uno dei miei mc preferiti in assoluto… fra l’altro ho avuto modo di conoscerlo dal vivo ed è una splendida persona. Poi c’è il rock progressive anni’70 di cui sono un accanito Digger… ma ci vorrebbe un intervista intera solo per parlare di quello (lol) col tuo consenso passerei alla prossima domanda…”
Più o meno recentemente è uscito “Horror EP”. Voglio complimentarmi con te perché è un ep potentissimo: in primis le produzioni sono delle mine, poi le liriche sono dirette senza mai scadere nella banalità e riescono a trasmettere a pieno le sensazioni claustrofobiche intrise nell’intero album. Come è nato questo bellissimo progetto di poche tracce ma che in sé ha tante sensazioni?
“Grazie mille per i complimenti, Horror Ep è nato dal pezzo “tomba mentale”, ero in metro a Napoli che ascoltavo il beat di Luciano Pain ( colgo l’occasione per salutarlo ) e mi sembrava di vedere la gente trascinarsi verso per le banchine come zombie… di lì è nata l’idea dell’horror come metafora per raccontare ciò che vivo nel quotidiano… poi, come ti dicevo, il prog anni ’70 è una delle mie più grandi fonti di ispirazione… ed essendo il genere musicale prediletto dai registi horror italiani di quell’epoca ho colto la palla al balzo per utilizzare solo ed esclusivamente campioni provenienti dalle colonne sonore dei loro film.”
Ora vorrei entrare più nello specifico parlando dell’ultima traccia di Horror EP che mi ha colpito molto, “Le tre madri”, che tra l’altro è prodotta da te.
“Avevo finito di programmare il beat de “le tre madri” ed in automatico pensai ad un pezzo che parlasse di streghe… ma volevo scrivere qualcosa che colpisse “allo stomaco”…. Non ci riuscivo… ho riscritto il concept del pezzo per ben tre volte, ultima delle quali, addirittura il giorno prima di andare in studio da Musta. Sono molto soddisfatto di quel pezzo e ritengo che le tematiche in esso trattate potevano essere spalmate tranquillamente su un intero disco, molte infatti conto di approfondirle in futuro (lol)… inoltre mi è piaciuto tantissimo scrivere sotto forma di storia, i racconti mantengono l’attenzione dell’ascoltatore più alta e gli offrono la possibilità di interpretare i contenuti in maniera più libera e personale…”
Il disco originale è compreso di booklet con i testi in italiano, questo – oltre che per la comprensibilità di tutti – anche per sottolineare l’autorità del napoletano a lingua vera e propria? D’altronde l’italiano è la lingua di questa nazione perché è stata imposta (un po’ come tutto del resto…), non perché ha qualcosa in più rispetto alle altre lingue o dialetti…
“Credo che non abbandonerò mai il dialetto come forma linguistica, fa parte di me, è la mia storia, è la storia del mio popolo, e rinunciarci sarebbe come rinunciare ad una parte di me stesso. Per quanto riguarda il packaging, invece, non ho vissuto l’inclusione dei testi in lingua italiana come una costrizione, mi rendo conto che ci possono essere delle difficoltà a comprendere tutto, specialmente per chi non viene dal sud come me, e vista la minuziosa cura con la quale lavoro ad ogni singolo verso di ciò che scrivo, volevo essere sicuro che “quelli ben intenzionati” a comprendere tutto, avessero tutti gli strumenti per farlo. In futuro, infatti, non escludo la possibilità di tradurre i miei testi in lingua inglese… se ciò mi desse la possibilità di raggiungere un utenza più ampia, non la vedrei per niente come una seccatura, anzi…”
Hai nuovi progetti in cantiere?
“Sto lavorando ad un disco solista chiamato “Debug”… è una faticaccia per via del mio super-perfezionismo ma sta andando avanti… i beat saranno tutti prodotti da me e ci saranno poche, davvero poche featuring… essere autoprodotto ti libera da tante pressioni ma si rischia di diventare troppo dispersivi se non c’è nessuno che ti impone delle scadenze, per questo non ancora so darvi una data precisa ma spero di auto-impormi scadenze ragionevoli…”
Com’è la situazione hip hop a Napoli?
“La situazione a Napoli è florida come sempre, c’è tanta gente valida che spinge a manetta con serate, eventi, autoproduzioni… qualitativamente siamo a livelli altissimi, ma a mio avviso bisognerebbe che il tutto diventasse un fenomeno meno provinciale…”
Saluti, ringraziamenti…?
“Ringrazio voi per lo spazio, e saluto tutti i lettori di radiointerstella, alla prossima.”