RECENSIONE: Flower Time – A Cosmic Vibration
Poco meno di 2 mesi fa veniva presentato A Cosmic Vibration, primo cd dei giovani Flower Time.
In questo cd ho trovato da subito 2 fattori che hanno attirato la mia attenzione.
In primis, mi ha colpito il fatto che questo sia un concept album, perché nei 95% dei casi a me noti, il primo lavoro di una band non è di certo un concept. Un altro fattore che ritengo importante è il genere musicale predominante: il rock psichedelico.
Vediamo di raccontarvi un po’ il contenuto del CD. “A Cosmic Vibration” viene registrato (autoprodotto) nel 2011, dopo ben 4 anni dalla formazione della band. Questo potrebbe farci capire come la band (a prescindere dall’età dei componenti, tutti molto giovani), abbia maturato in quei 4 anni un preciso desiderio e gusto musicale. Perché già dalla prima traccia si sente come siano stati influenzati dai re del rock psichedelico, i Floyd.
Ma torniamo al CD. La prima traccia, strumentale, ci trasporta in quel profondo universo che da sempre ha affascinato (e continua a farlo) l’umanità: un viaggio attraverso le dimensioni spaziali senza alcun tipo di scopo se non quello di ammirare la creazione del big bang.
La seconda traccia inizia con i suoni di una tempesta, ma viene subito sovrapposto da una melodia dolce e serena. In questa canzone il protagonista (ovvero l’uomo), ritornando nella realtà terrestre inizia a porsi domande profonde ed esistenziali, il che lo porta a chiedersi se c’è vita dopo la morte, e dove questa è destinata a trascorrere l’eternità.
Nel terzo brano il nostro protagonista parte, ancora, verso l’abisso spaziale ma non più per ammirare la sua grandezza, ma bensì per sfidare chi governa il nostro sistema planetario, il sole (al quale hanno voluto attribuire il significato di “forza superiore”, ovvero il proprio “Dio”). Da sempre l’uomo cerca di dimostrare la propria supremazia, scontrandosi con forze nettamente superiori. Ed è per questo che nel suo viaggio di ritorno il protagonista verrà punito da quella forza superiore, perdendosi nel profondo buio e sconosciuto universo.
E’ nel quarto brano che il protagonista, resosi conto della sua ingenuità e fragilità, si sveglia in un campo circondato dalla natura, dove le sue domande prendono una nuova forma altrettanto sconvolgente, chiedendosi il perché di questa libertà apparente (“Why we are not free to write?/Why we are not free to create?”). Qui il gruppo non nasconde l’aver voluto aggiungere un secondo significato meno profondo ma altrettanto importante: criticare il modo in cui funzionano oggi le case discografiche.
L’ultima traccia, strumentale, rappresenta la fine (o l’inizio?) di questo viaggio attraverso l’infinito, viaggio nel quale vengono sottolineate stupide ambizioni. Fragilità interiore, paura, confusione, incubi. Il tutto condito con un sound cupo e angosciante.
Ottimo inizio per questa giovane band, dove non mancano voglia e talento. Personalmente penso che dovrebbero avere un po’ più cura nei testi, per renderli un po’ più elaborati e meno “scontati” e magari provare ad utilizzare la propria lingua, e non solo l’inglese.
Ma prima di chiudere e premere sul pulsante “Pubblica” gentilmente offerto da WordPress volevo dire la mia per quanto riguardano le critiche del pubblico:
Più volte vengono criticati per essere “troppo Pink Floyd“. Le influenze non mancano e si sentono in tutti i brani del cd, come ho già precisato all’inizio dell’articolo.Ed è qui che mi chiedo: Quindi? Dov’è il problema? Quanti di voi conoscete, amate ed ascoltate band il cui sound è influenzato dai grandi gruppi rock della storia (ma anche sound più recenti)? Preferisco una band dai sani gusti musicali (anche perché oggi come oggi trovare dei giovani che ascoltino il rock psichedelico è davvero strano) che dovermi ascoltare brutte copie pop o, ancora peggio, qualcosa-core (perché questi son i venti).
Vi lascio qui sotto la prima traccia strumentale del disco e la tracklist.
Buon ascolto & keep rocking!
Tracklist:
- A Cosmic Vibration
- Behind The Clouds
- Sunlight on the Path
- Desert Lawn
- Hypnosis