ALBUM DEL GIORNO: LEX 180 – La Grande Fuga
Okay si potrebbe pensare che siamo di fronte al classico gruppo punk rock scanzonato come ce n’è tanti nei 1500 km della nostra bella e disgraziata Italia,ma non è così.
Questi ragazzi di Montemarciano (Marche) credono nella scena, nell’autoproduzione ed autopromozione con un’allegra attitudine Do It Yourself!
Scalda il cuore esserci entrati in contatto e sapere che capire a pelle e a orecchie che condividiamo il valore dell’ indipendenza (quella vera!),della sincerità e dell’appoggio reciproco,noi che rifiutiamo il mainstream come strada da percorrere e i compromessi per non perdere l’essenza che è invisibile agli occhi,ma che lo spirito sa riconoscere sorella e che da Nord a Sud,con buona pace di Umberto, ci fa sentire tutti spalle complici nella stessa avventura: con piglio idealista tendersi per cercare di lasciare un po’ di bellezza su questa terra fatta di miliardi di vite.
La bellezza che ci regala questo disco è la freschezza del “noi facciamo quel cazzo che ci pare” che ci soffia dentro vibrando nelle cuffie.
Il quartetto ci racconta di storie d’amore vissute,si capisce molto bene quasi fossero le note a parlare,vissute tra sala prove ed amici (SIAMO MARCI) senza pudori o vergogne nel portare in musica quegli istanti in cui il mondo balla intorno ad un punto fermo in cui ci sembra che l’universo infinito inizi e finisca proprio in quell’unico punto (SOLA) e storie di sfrontata,ironica e sana rabbia che fanno sempre bene per ritrovare il coraggio quando vacilla e anche a far cadere velatamente i moralismi della nostra cattolicissima società (HEY! e SPETTINATA).
Chicche un po’ nascoste nel contesto di questo lavoro ben caro agli aficionados del punk for fun tardoadolescenziale, popolato da agrodolci e quasi mitologiche donzelle, sono “PAPI E VELINE” e “QUI A MONTEMARCIANO”.
C’è chi potrebbe dire che la denuncia in musica oramai sa di vecchio e noia. Bene, permettetemi senza arroganza di dire che chi la pensa così non ha capito un cazzo, perché la musica è il mezzo visceralmente più adatto e catartico per urlare la voglia di cambiare, e mai come ora allora e sempre il cambiamento è motore necessario di questo mondo pazzo. E quindi, tra sonorità che mi riportano ai comaschi Succo Marcio e ai veneziani Duracel,mi ritrovo anch’io mentre scrivo a cantare forte “PAPI E VELINE REPUBBLICHE E BANANE PAPI E VELINE FERRARI E VILLE AL MARE PAPI E VELINE UN MONDO DI PERSONE” con un piglio di amarezza condivisa giù in fondo allo stomaco,ma che si trasforma in grinta quando arriva un ritornello importante come: “MI SENTO UN PRIGIONIERO SE QUI A MONTEMARCIANO NON CAMBIANO LE COSE SE A CAMBIARE NON SEI TU” che mi fa sentire un po’ di Montemarciano anche a me!!!
Chiudo con la speranza di poter vedere i kids di Montemarciano pogare sotto il palco facendo festa tutti insieme per dare linfa alla scena che se le si crede ci salva e ci porge la voglia di restare belli incazzati e senza fuggire.