Movida: vero Rock Made In Italy
Spesso e volentieri, noi irriducibili rockers dello stivale ci ritroviamo ad invidiare paesi come Gran Bretagna e Stati Uniti, che sono stati la culla e sono ancora oggi il fulcro della cultura Rock mondiale.
Eppure anche noi, nel nostro piccolo, abbiamo avuto i nostri anni d’oro. Mi riferisco ovviamente agli anni ’70, periodo in cui all’estero spopolavano band come Genesis e Pink Floyd e in cui noi dal canto nostro ci difendevamo anche piuttosto bene con band del calibro di Area, PFM, Banco eccetera.
L’errore, se non altro, sta nel credere che la nostra vena Rock si sia esaurita lì (ed in effetti la cosa è anche piuttosto comprensibile, almeno finché alla voce Rock Italiano viene associata gente del calibro di Vasco Rossi e Ligabue, i Cip e Ciop del “copia-copia-e-usa-tre-accordi-tanto-vendo-lo-stesso-milioni-di-dischi“). Ma la realtà è (per fortuna) ben diversa.
Tante sono le band che nel corso degli anni hanno portato avanti il Rock Made in Italy, il problema semmai è che (Litfiba e poche altre apparte), queste band non hanno mai ricevuto l’attenzione meritata (e che avrebbero sicuramente ottenuto se solo fossero nate anglofone).
L’esempio vivente (anche se purtroppo non più “suonante” , perlomeno non sotto le stesse spoglie) di questo fenomeno sono i MOVIDA.
Mai sentiti vero? Per forza, siamo in Italia.
I Movida sono stati una Rock Band milanese, formatasi nel ’94 su iniziativa di Mario Riso (uno dei migliori batteristi italiani, ideatore del progetto Rezophonic) e di Gianluca Battaglion, ai quali si sono aggiunti poi Giovanni Frigo, Ivan Lodini e Alessandro Ranzani.
Il loro primo lavoro, “Contro Ogni Tempo“, è qualcosa di spettacolare. E non è troppo inverosimile pensare che se fosse nato in altre longitudini probabilmente sarebbe ora considerato uno dei migliori dischi degli anni ’90.
L’album è un perfetto connubio tra voce (poderosa ed aggressiva, ma che all’occorrenza si trasforma in una dolce e intensa sinfonia) e strumenti, dando vita a un mix per nulla scontato in cui troviamo brani come Anni Luce e la stessa Contro Ogni Tempo, che non avrebbero di certo sfigurato in un album di una di quelle band grunge che tanto in andavano di moda in quel periodo (scontato il paragone tra la voce di Ranzani e quella di mostri sacri come Chris Cornell ed Eddie Vedder), assieme a pezzi più melodici come Immaginare, Sogni e la splendida Puro Incanto. Tutti brani che, senza rinunciare alla qualità, sarebbero potuti essere degli ottimi singoli di successo. E poi si continua ancora con ballate come Selene e Mathì, passando per pezzi potentissimi (Hai Di Che Vivere, Svegliami, Violenza) nei quali si può apprezzare tutta la bravura di Riso, senza ovviamente tralasciare tutto il resto, ossia dei gran riff di chitarra e una linea di basso incazzata e trascinante!!
In un’intervista Frigo dichiarò:
“La filosofia del gruppo è un po’ questa: è anche bello suonare tecnicamente, però non è la musica al servizio della tecnica esecutiva, ma al contrario è la tecnica al servizio della musica… ha importanza il sentimento che tu riesci a trasmettere con la tua musica, la tecnica ti aiuta poi a trasmettere quello che hai da dire e che ti viene dal cuore… ma la nostra filosofia è la tecnica al servizio della musica”
“Tecnica al servizio della musica”, una frase che riassume benissimo il lavoro di questi ragazzi, che “nonostante” la grande bravura tecnica dimostrata, non ne abusano, anzi la utilizzano in maniera ottimale per esprimere i loro sentimenti, cosa tutt’altro che facile (e i musicisti che stanno leggendo sanno bene di cosa parlo).
Insomma, penso che i presupposti per ascoltare questo Album ci siano tutti, ma spero anche che questo articolo sia uno stimolo per tutti quelli che pensavano che il Rock fosse esclusivamente un affare estero, di non partire prevenuti verso le band italiane ma soprattutto di guardarsi attorno, perchè di Band ce ne sono e basta solo aguzzare gli occhi e sturarsi le orecchie!! (per tutto il resto, aimè, ci sono Cip e Ciop)
A buon intenditor…
Che dire… uno dei gruppi con cui mi sono (e continuo ad essere) infognato…
La triste realtà è che a gente del genere le case discografiche non se le cagano, perché tanto ci sono quelli commerciali che vendono, ed è questo quello che a loro interessa.
Triste, triste realta…