Orphaned Land: fare metal in Estremo Oriente è ancora possibile
“Siete dei grandi!”, scrive un ragazzo libanese.”Vieni al concerto di Haifa la settimana prossima? Non è cosi lontano dal Libano” gli risponde un secondo ragazzo, israeliano.
Due frasi difficili da credere e digerire, se teniamo conto del fatto che uno dei due ragazzi è israeliano, e l’altro libanese.
Due paesi che, per quel che fanno credere i mass media, si odiano tanto da uccidersi tra di loro.
Ma attenti, miei cari lettori: c’è ancora un briciolo di speranza per questi due popoli.
Con questo articolo voglio farvi conoscere gli Orphaned Land, band israeliana Progressive/Doom/Middle Eastern Metal fondata nel 1991.
Quello che colpisce da subito sono le sonorità: un miscuglio di progressive-doom metal con melodie tipiche della tradizione araba ed ebraica, due tradizioni che di per sé (come crede la maggior parte del mondo) dovrebbero contraddirsi.
Dopo l’uscita del primo album Sahara nel 1994, la band decide di fermarsi per sei anni, e forse non sarebbero mai tornati a suonare se non fosse per un gesto da parte di un ragazzo palestinese della Giordania, che inviò una foto di un suo tatuaggio sul braccio (il logo della band) chiedendone il ritorno. Un gesto semplice ma di un significato enorme.
“L’emozione di un tale gesto ci ha convinti a tornare sul palcoscenico e da allora suoniamo in tutto il mondo”, racconta Kobi Farhi, 35 anni, cantante della band e pionere (insieme ai Salem) della scena metal in medio oriente, ad un inviato del Corriere della Sera in un caffè di Tel Aviv.
In seguito la band scrisse altri 3 dischi: El Norra Alila, pubblicato nel 1996, Mabool nel 2004 e il più recente The Never Ending Way of ORwarriOR, del 2010.
Il loro proggetto è stato possibile da realizzare grazie al fatto che i componenti vivano e suonino in Israele. Se ricordate, un mio precedente articolo sugli Acrassicauda parlava esattamente di questo, cioè dell’impossibilità di diffondere musica in medio oriente a causa delle censure effettuate dai diversi paesi.
“I nostri fan ci apprezzano per quello che siamo e non per il nostro passaporto” aggiunge Kobi. Ed è così che ogni concerto si trasforma in qualcosa di più, qualcosa di emozionante. Migliaia di giovani siriani, iraniani, egiziani, libanesi, libici e israeliani che cantano, saltano, pogano e si divertono INSIEME, uniti sotto lo stesso tetto musicale.
La band raccoglie una serie di collaborazioni con grandi artisti come Steven Wilson, cantante e chitarrista dei Porcupine Tree, che dichiara “I think this band is one of the best metal bands, not just in Israel, but in the whole world”
La band doveva aprire un concerto dei Metallica ad Istanbul, concerto però annullato per i problemi nati dopo l’accaduto della nave turca diretta verso Gaza. Questo però non ha ostacolato Kirk Hammet, che dichiara “Orphaned Land, i really like what they are doing”. Il tutto rende credibile l’ipotesi di future collaborazioni tra le due band.
Ed è così che voglio finire questo articolo, dimostrando come la musica sia riuscita per davvero a fare quello che la politica cerca (in un certo senso…) di fare da anni e anni.
E tutto questo è davvero commovente.
fonte: Corriere della Sera