[INTERVISTA] Riccardo Maffoni: torna in scena con “Faccia”
Ecco il nuovo disco del cantautore rock bresciano Riccardo Maffoni.
Si intitola “Faccia” ed è una personale vista sul tutto sociale che ci circonda, canzoni che puntano a loro modo ad un sottotesto che sia condivisibile da tanti.
Brani come “Provate voi” o “Cambiare” o ancora “Quello che sei” puntano davvero a divenire una bandiera di consapevolezza più che di rivoluzione.
Dal suono di Maffoni sapevamo cosa aspettarci ed il Rock popolare alla Springsteen di certo non manca.
Non mancano neanche le deriva italiane e quell’elettronica che finalmente fa capolino anche tra le sue righe come nel brano “Mi manchi di più”.
Sono passati 10 anni circa dall’ultimo lavoro di inediti in studio.
Ecco la vita che c’è:
Il rock che incontra il Pop d’autore. Che cosa c’è dietro le righe di questo nuovo disco? Volendo definirla in qualche modo questa musica?
Dietro questo disco c’è soprattutto la voglia di raccontarmi, di mettere in musica, in canzoni quello che sono, quello che penso, la mia vita.
Anche se le etichette non mi fanno impazzire, sono un cantautore, ma ancora di più un artista, è così che mi vedo, e forse per questo alla domanda “che genere fai?” non so mai dare una risposta esatta.
Potrei dirti Rock, che è il genere che più mi appartiene, ma anche il Pop, il cantautorato, il Folk.
La cosa più importante è continuare a cercare dentro di sé.
C’è sempre una nuova canzone da scrivere, una nuova idea da sperimentare.
Riferimenti di stile? Diremmo Springsteen e Ligabue ma io ci vedo anche molto Fossati per alcuni tratti…
Quando scrivo non ho riferimenti, è qualcosa di totalmente naturale, lascio che le idee si manifestino senza farmi influenzare.
A proposito di influenze, oltre Springsteen potrei citarti nomi come Bob Dylan, Neil Young, i Rolling Stones, Vasco Rossi, De Gregori, Edoardo Bennato, Lucio Battisti, Muddy Waters, Clapton e molti altri che nel corso degli anni ho ascoltato e approfondito e che forse qua e là nelle mie canzoni possono riemergere, ma credo che ognuno cerchi i propri riferimenti nella musica che ascolta.
Quando sentiamo una canzone nuova, un artista nuovo cerchiamo sempre qualcosa di familiare, come quando arriviamo in un posto nuovo, dopo l’impatto, dopo la sorpresa abbiamo bisogno di riferimenti, questo credo avvenga anche con la musica.
Tornando alla scrittura, lascio che tutto avvenga, non ho mai provato a fare qualcosa simile a questo o a quello.
Per quanto mi riguarda scrivere è il momento più sincero e vero di questo lavoro.
Ma la tua direzione è più italiana o più americana? Insomma dove guardi se dovessi puntare gli occhi? Al confine o al rione popolare?
Ho ascoltato moltissima musica americana e inglese, ma sono italiano, e vivo in Italia e quando guardo fuori casa non vedo la prateria o lo skyline di una qualche città americana, quando esco ed entro in un bar per bermi una birra non parlo inglese, parlo italiano.
Per rispondere alla tua domanda, la mia direzione è la mia terra, la mia gente, le persone che ho intorno, le persone che incontro tutti i giorni, per strada, al supermercato, nel traffico.
Mi piace cercare la bellezza nella semplicità quotidiana.
Elettronica. Ne hai fatto un uso importante su alcuni brani. Come mai questa scelta solo puntuale e non su tutto il disco?
È vero, per questo disco ho provato soluzioni che non avevo mai considerato in passato. L’elettronica, ma anche arrangiamenti e strutture molto diverse tra loro.
Ogni canzone è una storia a sé, per questo ci sono vari stili e varie atmosfere in questo mio nuovo album, ho lavorato in questo modo con Michele Coratella.
Ogni volta che cominciavano ad arrangiare una canzone in un certo senso si ripartiva da zero, ma allo stesso tempo abbiam cercato di mantenere una certa continuità tra un brano e l’altro. Quindi c’è l’elettronica, che se usata in modo intelligente credo sia sempre utile e soprattutto molto efficace e allo stesso tempo ci sono brani acustici, o brani con chitarre elettriche molto presenti e potenti.
È un disco molto vario, sia a livello musicale che di testi.
Il video di Faccia, dove nasce l’idea? Dove possiamo vederlo?
L’idea nasce dalla canzone, dal testo e dalla musica, lenta ma costante.
Insieme alla regista Susanna Guerrini e al direttore della fotografia Carmelo Puglisi abbiamo creato questa doppia situazione, in studio, dove la mia figura è sospesa tra le luci ed il buio, ed una esterna, nelle campagne alle porte della città di Crema.
Così è nato il video di Faccia, come una sorta di viaggio, un cammino che poi diventa una corsa…
Per capire meglio quello che sto dicendo basta andare sul mio canale Youtube, www.youtube.com/RiccardoMaffoniMusic e guardare il video di persona!
duraniano
Link utili: Riccardo Maffoni