[INTERVISTA] Giacomo Toni: con il suo pianopunk pieno di “Nafta”
Bellissima prova d’autore “classica” per quanto classica possa restare nell’accoppiata con Lorenzo Kruger nel progetto Gli Scontati.
Archiviato tutto questo e messa una simbolica croce nera sui cliché del vecchio cantautore, oggi Giacomo Toni torna con un pianopunk che non la manda a dire a nessuno.
Un nuovo disco che intitola “Nafta” dove dentro troviamo la follia in senso romantico. Troviamo il disordine celebrale e il disequilibrio delle parti in gioco.
Troviamo chi può dare aria buona e sensata alla rivoluzione.
Non una metrica coerente con i classici ne tantomeno troviamo canzoni che si basano sulla forma statica strofa-ritornello.
Troviamo il suono live di musicisti e la parola bizzarra di un cantautore che sa come giocare con logiche, colori ed espressioni.
Un grande ascolto per cambiare decisamente direzione alla massa.
Dopo “Gli Scontati” oggi questo disco serve per “depurarti” dai cliché?
Avevo semplicemente il bisogno di tornare all’estetica che mi rappresenta.
Direi che nel sentimentalismo dalla formula romantica e classica che si è voluto dare a “Gli Scontati”, non c’era modo di inserire qualche elemento di rottura, che è l’unica cosa che mi interessa fare.
Insomma, questo è un disco per sfogarmi.
Secondo te che direzione ha oggi la musica d’autore? Riusciremo mai a parlare di avanguardia?
Credo che l’avanguardia sia un modo di essere, non solo nel tentativo di guardare il più lontano possibile, ma soprattutto nell’esigenza di creare qualcosa che indaghi una strada veramente indipendente, direi “eroica”.
La cosiddetta musica d’autore non può pretendere di essere avanguardia se è così innocua, così educativa, così istituzionale.
Il disco… cd o vinile? Ma poi oggi, hanno ancora senso?
Credo di no.
Non ha alcun senso nemmeno sedersi al piano e cantare storie che contengono concetti.
E anche il resto delle attività umane, forse.
E molta parte di questo lavoro è dal vivo… una direzione che sta tornando di interesse per molti. Che significato ha per te?
In genere a chi sa suonare piace registrarsi dal vivo. senza correttori artificiali.
Penso che sia una cosa naturale per chi è cresciuto con il proprio strumento.
Chi compone con le macchine ovviamente deve mantenere un altro approccio, che ha una sua efficacia, che ha il suo connotato emotivo preciso, la sua solidità glaciale.
Ho registrato live perché la sporcizia che ne deriva era necessaria per dare un contesto sonoro alle canzoni che ho cantato.
“Nafta”… ci aiuti a leggere tra le righe di questo titolo che mi rimanda inevitabilmente al passato?
In realtà secondo me è un nome contemporaneo.
Altrimenti lo avrei chiamato “Aratro”.
La nafta agricola è quella che muove tuttora i trattori.
È l’odore che nelle mie fantasie svolazza sotto al naso di questi personaggi.
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