[INTERVISTA] Massimo Priviero: un nuovo disco che lascia il segno
Un altro bellissimo momento di musica d’autore.
Ormai sono quasi 30 gli anni di carriera di Massimo Priviero, il rocker italiano che qualcuno ricorda come lo Springsteen di casa nostra.
E oggi è la volta della maturità, dei suoni antichi, delle atmosfere riposate ed intime. Un disco acustico questo “All’Italia” un lavoro di dettaglio e di respiro, un intero album che il nostro dedica alle tante forme di addio alla terra natia.
Si lascia l’Italia oggi per la fortuna come lo si faceva allora per salvare la vita. Lasciare la propria casa per un terremoto – quello del Friuli nel ’76 – o lasciare la vita per un attentato terroristico – bellissima la canzone “Bataclan”.
Insomma Massimo Priviero fa centro e non perché finalmente trova la sua dimensione ma perché fortunatamente dimostra di aver ancora tanto da dire.
Un disco in bianco e nero… come la vedi questa similitudine?
Ci stà! Ma è nel bianco e nel nero che trovi nascosti i colori più belli se li cerchi bene.
Un disco che si schiera con il passato e le sue radici o con il futuro e un nuovo modo di stare al mondo?
Un disco con un filo rosso che lega ieri e oggi.
I migranti italiani di ieri e di oggi per intenderci.
Il tratto comune è la forza e il coraggio di chi parte e di chi cambia vita mettendosi in discussione.
A star fermi si può morire.
Come a far sempre lo stesso disco che magari ha funzionato. Non trovi?
Magari cresce il tuo conto in banca ma tu un poco alla volta diventi solo un clone di te stesso.
Si avvicina il grande evento di presentazione all’Alcatraz di Milano. Che concerto andrà in scena? Acustico o rock?
Inizio acustico, chitarra e voce nella prima parte.
Assalto elettrico tipo Fort Apache nella seconda!
Resa l’idea?
Grandissima cura anche per l’estetica di questo disco. Pensi sia importante anche questo oggi che la musica davvero sta soffrendo sotto tutti i punti di vista?
Se fai un oggetto fisico e vuoi che la gente lo acquisti credo serva oggi anche una bella grafica e un bello spazio ai testi per esempio.
Dunque anche questo è importante.
Certamente lo è per il pubblico che mi segue.
La musica soffre per tante ragioni che ci vorrebbero ore a spiegarle, almeno dal mio punto di vista.
Fondamentalmente però traduce il suo tempo.
A tempo mediocre, parlo ovviamente in generale, corrisponde musica insulsa che è quella che per lo più senti alle radio commerciali, per esempio, o che ti sorbisci in un qualche talent.
A tuo figlio in partenza per Londra che cosa gli dici: non dimenticare mai le tue radici o non aver paura di scoprirne di altre? Che poi penso sia davvero un bel concetto chiuso dentro questo disco…
Entrambe le cose come hai ben capito.
Tieni forti le radici e poi mettiti in gioco più che puoi.
Non aver paura dei cambiamenti.
Mangiati la tua vita.
Sorridi e piangi quando deve esser così.
Non guardare la tua esistenza che scorre via senza intervenire perchè quello sarebbe il grande errore.
Per tutto il resto, segui testa e cuore tuo.
Io ti guarderò e idealmente sarò sempre al tuo fianco, ma la vita è la tua e le ali per volare anche.
Chiudiamo con una domanda definitiva: sei contento, come uomo e come artista, di non esserti trasferito all’estero?
Bella domanda.
Ma ogni cosa ha un suo tempo.
Forse ho sbagliato a non andarmene venti anni fa.
Chissà.
Ma c’erano anche ragioni forti per fare la mia vita qui.
Resta che sono profondamente italiano.
Però mi hai fregato alla fine con questa domanda, complimenti!
No, a questa non saprei darti una risposta.
Link utili: Massimo Priviero