RECESIONE: I.A.N.T. – Limite
La proposta degli I.A.N.T. (incapaci ai nostri tempi) riesce a coniugare sfumature di derivazione skate punk ad altre interessanti commistioni, prevalentemente riconducibili alla cultura bluebeat. “Limite“, seconda prova discografica per la band di Peschiera del Garda, è quindi un coadiuvato di idee e visioni differenti. Se da un lato molti riff ricordano, senza nascondersi troppo in verità, un’impostazione alla Offspring, dall’altro l’utilizzo di fiati ed intermezzi d’altra provenienza riesce a spezzare la prevedibilità insita nei generi di riferimento. La proposta nella sua interezza funziona abbastanza bene, sebbene sembri costantemente incatenata a determinate impostazioni, impossibilitata a fare un solo metro in più.
La costruzione lirica dell’intero album trova le sue principali argomentazioni in temi forti, come la guerra o la disuguaglianza sociale, soggetti mai semplici da trattare (contesto nel quale non stona assolutamente la cover, ben riuscita, del brano “Il mio nome è mai più“). La band riesce però a superare indenne questo campo minato, arrivando ad abbinare una innata leggerezza ad un’attenta profondità di riflessione. L’impostazione vocale ricorda a tratti quanto già fatto dai Ratti della Sabina, con tutti i pregi e difetti del caso. Il timbro non è particolarmente affabile e sicuramente ci sono numerose imprecisioni dal punto di vista tecnico. Il tutto però passa quasi in secondo piano anche grazie ad una struttura d’arrangiamento solida e funzionale.
A “Limite” va riconosciuto il merito d’essere un disco sincero, a suo modo piacevole e concreto. Un compagno con cui riflettere e dibattere per una buona mezz’ora. Se cercate più di questo, non è il disco che fa per voi.
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Voto: (6 / 10)
Tracklist:
- Il trionfo
- Luogo Comune
- 33-15
- Non sparerò (feat. Bologna Violenta)
- Tra le mura
- Limite (feat. Talco)
- Il mio nome è mai più
- La colpa è tua