Recensione: Morgoth – Ungod
Il 2015 vede il ritorno di una band culto del panorama death europeo. I tedeschi Morgoth, dopo praticamente 20 anni, tornano sulle scene con un nuovo full. Non ci avevano lasciato un buon ricordo con “Feel Sorry the Fanatic” datato 1996: un titolo particolarmente ironico per chiedere scusa ai fan, un disco sperimentale verso sonorità industrial rock. Nulla a che vedere con i primi lavori che fecero sbavare fan del metal più estremo e cupo, perle come “Cursed” e “The Eternal Fall” rimarranno indelebili per gli appassionati.
L’attuale line up vede, nel ruolo di membri originali, solo Sebastian Swart al basso e Harald Busse alla chitarra; lo storico cantante Marc Grewe, dopo alcuni live, è stato sostituito con Karsten Jager dei Disbelief. “Ungod” è un buon disco death metal, suonato egregiamente grazie anche all’esperienza dei Nostri ma come capita in recenti reunion manca della scintilla che fa gridare al miracolo. La band tende a riconciliare il passato ma una produzione più moderna ed un groove che forse si perde in monotonia non riescono a rendere come dovuto. La timbrica di Jager è ottima sia chiaro ma non ha nulla a che vedere con Grewe e la sua storia. La fortuna di questo album è che non annoia, ha il giusto tiro. I riff, intelligentemente contrapposti tra sfuriate e sterzate doom, costituiscono un giusto mix, frutto di un songwriting mirato. Nel complesso è più che sufficiente, nulla di speciale ma i fan del genere troveranno pane per i loro denti. Bentornati.
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Voto: (6,5 / 10)
Tracklist:
- House of Blood
- Voice of Slumber
- Snakestate
- Black Enemy
- Descent into Hell
- Ungod
- Nemesis
- God is Evil
- Traitor
- Prison in Flesh
- The Dark Sleep