RECENSIONE: Leitmotiv – I Vagabondi
Quarto album in studio per questo ex collettivo oramai ridottosi ad un quartetto, proveniente da Taranto e stabilizzatosi fermamente sulla scena alt rock nazionale grazie anche ad una intensa attività live (vero habitat naturale dove il complesso da il meglio di sé), costruendosi un nutrito gruppo di sostenitori in tutta Italia e non solo al Sud.
Forti forse del fermo sostegno di cui ormai godono, i quattro Leitmotiv imbastiscono un degno successore del loro precedente lavoro in studio “A Tremulaterra”, dove già erano evidenti le sostanziali differenze che segnavano la separazione definitiva dal loro stile primigenio, un amalgama molto interessante di art rock, post rock e sonorità mediterranee che costituiva l’inarrivato debutto “L’Audace Bianco Sporca Il Resto”. Cambiando formazione ed approccio musicale, i quattro pugliesi si abbandonano definitivamente a sonorità più intime e teatrali dove è la voce (narrante e cantante) a portare avanti tutto quanto e a far passare in secondo piano la strumentazione a lei connessa. “I Vagabondi”, album prodotto dalle etichette indipendenti La Fabbrica e Pelagonia Records ed uscito a Gennaio di quest’anno, è un viaggio nell’Italia odierna che mette in risalto attraverso rigiri di parole a volte troppo eccedenti o non necessari la situazione del nostro Paese: e dunque crisi, minimi sindacali, vagabondaggio tra alti e bassi che scandiscono le nostre giornate, voglia di emigrare, il tutto condito con un pizzico di verbosità visionaria che serve a dare quel tocco magico in più ad una realtà pesante e soffocante qui indorata sino all’estremo tra prove di rock melodico melenso (“Ad Occhi Chiusi”; “Testa Di Paglia”), basi wave ben eseguite ma appesantite da un eccessivo estremismo verbale (“Niente Da Perdere; “I Diciottenni”) e arrangiamenti tra rock ipnotico (“I Vagabondi”) e cantautorato “proletario” per la conclusiva “Marinai”, probabilmente la chiave di lettura dell’album nella quale i giovani vengono paragonati a marinai che navigano in mari di curriculum e colloqui di lavoro affrontandone le ondate balorde nel loro viaggio verso uno stabile futuro come, appunto, vagabondi senza meta. Bella (anche se non originale) parabola dell’Italia moderna, “I Vagabondi” porta però con sé il rimpianto dei tempi migliori della band, quando alla rigidità stilistica che imprigiona oggi questi ragazzi in un percorso sonoro maggiormente consono al raggiungimento di orecchie più commercialmente abituate, si barcamenava in elucubrazioni stilistiche musicalmente più vivaci e varie, segno indelebile dei tempi che corrono e messaggio forse involontario, ma comunque sia recepito da chi ne ha seguito l’evolversi. Di positivo impatto per gli amanti della scena e di questo ormai consolidato progetto, decisamente meno per chi vi si avvicina per la prima volta.
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Voto: (6 / 10)
Tracklist
- Ad Occhi Chiusi
- Testa Di Paglia
- Niente Da Perdere
- Passi
- Madama Milano
- Coriandoli
- Sintomatica
- I Diciottenni
- I Vagabondi
- Marinai
Formazione (2015)
Giuseppe Soloperto: Bass Guitar
Dino Semeraro: Drums
Giorgio Consoli: Voice
Natti Lomartire: Guitars