RECENSIONE: Think About It – Sulle Grate EP
Il primo EP dei Think About It, band che decide di mescolare sonorità jazz con un inaspettato hip hop, s’intitola “Sulle Grate”. Questa scelta è dettata, probabilmente, dalla volontà di costruire l’immagine di un gruppo “urban“, proveniente dalla strada; il tutto nella migliore tradizione rap anni ’90.
Di underground però in questo progetto c’è pochissimo. Forse soltanto la scelta di avere un MC nel collettivo riesce a dare quel retrogusto di “alternativo”; ad emergere dagli arrangiamenti è in realtà una predominante di jazz studiato a tavolino e di rime, a volte, cercate sul vocabolario. Le strutture melodiche dei cinque brani ricordano un nu jazz invero poco originale, con una punta vintage che appare anacronistica piuttosto che ricercata. Il concetto è che questo disco, che vorrebbe essere qualcosa di sperimentale e primordiale (non fraintendetemi, l’idea alla base non manca), non riesce mai a decollare.
Le costruzioni armoniche, ben eseguite, non si sporcano e non riescono ad uscire dagli schemi di un’arida teoria. Molta tecnica e poco sentimento, questo è quello che viene fuori dalle sonorità di “Sulle Grate”.
I due vocalist potrebbero tranquillamente cantare accompagnati da una qualunque base MIDI e non se ne percepirebbe la differenza. Purtroppo la giovane band non ha trovato la chiave per amalgamare due stili; si è limitata a mescolare due scuole, senza fonderle. Due correnti di pensiero della strada, viscerali, ma che in questo progetto perdono completamente di spontaneità.
In questo EP l’hip hop ed il jazz sono solo un esercizio di stile, lasciando per strada l’obiettivo primario di un disco: quello di esprimere dei sentimenti o delle idee attraverso musica e parole. Obiettivo centrato, a mio parere, in un solo brano : “Bella da morire”. Qui viene fuori la capacità dell’MC di creare belle rime, originali e ben costruite che raccontano la storia con metafore e similitudini mai banali.
Tutti gli altri brani sono un’autocelebrazione anche nei testi. Cito, ad esempio, “T.A.I.” in cui la band si presenta al pubblico; o “Sottocontrollo” dove cerca di raccontare il malcontento tipico dell’Italia contemporanea. Argomentazioni che non trovano mai il modo di porsi in una dimensione di esistenza personale.
Sicuramente l’idea alla base di mescolare jazz, hip hop e funk è qualcosa di originale. Ci vuole però molto di più di quello che fa questo disco che resta scolastico nelle scelte di composizione ed arrangiamento.
Buoni gli intenti, da rifare il resto.
Valentina Ecca
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Voto: (2,5 / 5)
Tracklist:
1 – T.A.I.
2 – Falsi Telai
3 – Bella Da Morire
4 – Dimmi Cosa Credi
5 – Sottocontrollo