RECENSIONE: L’introverso – Io
Il 28 Maggio del 2013 è uscito “Io“, primo lavoro della band milanese L’introverso, per La stanza dischi e prodotto da Alessio Camagni (produttore dei Ministri). Complice la passione per la musica, complici le belle serate di giugno al Magnolia, mi capita di “inciampare” nel cantante, Nico Zagaria, e scoprire così il loro progetto. Una band emergente nel panorama rock italiano, di casa nostra, che vede nella formazione tradizionale, oltre alla voce di Nico, Marco Battista (chitarra, mandolino), Futre (basso) e Elia Rocca (batteria).
Conoscere i componenti ed ascoltare in contemporanea il loro disco mi ha dato modo di “entrare” in un mondo fatto di speranza, di solitudine, di noia, di ricordi, in punta di piedi, e coglierne così tutte le sfumature. Un vortice di emozioni che prima o poi ognuno di noi, se non le ha già vissute, toccherà o sfiorerà nella propria vita. L’introversione? Anche, ma non nel significato che comunemente viene attribuito a questa parola. In una chiacchierata con Nico ho compreso cosa volevano trasmettere: introverso è colui che vive la vita rivolto verso il proprio mondo interiore, colui che ama la solitudine, perché è quando si è da soli che si compiono le azioni più intime, come appunto scrivere canzoni. E così l’introversione ha contribuito a tirar fuori, sotto forma di canzoni, ciò che avevano dentro.
Nascono cosi 9 tracce d’autore; ascoltando Da solo ho riscoperto la solitudine come necessità, come salvezza, e sono diventata un po’ introversa anche io. In realtà, al primo ascolto del disco, la canzone che mi ha colpito di più è stata Primo Attore. Questo brano racconta il bisogno di non essere sempre e solo un semplice spettatore della vita, ma il protagonista in assoluto. Come singolo di lancio i 4 ragazzi milanesi hanno scelto L’America, brano che gira intorno alla chitarra con linee (forse troppo) melodiche. Ogni volta che riascolto l’album e la mia vita personale procede, faccio mia una loro canzone. Ogni situazione ha la sua precisa colonna sonora. Quando vado a farmi un giro su Navigli(MI) ad esempio, chiudendo gli occhi, apprezzo ed assimilo Sospiri. Molto interessante è anche il brano Noia, dove la scelta dei suoni rende perfettamente l’intento del brano. In Speranza invece prende vita una dimensione più nostalgica, quasi una richiesta di aiuto nei momenti di sconforto.
Un altro tema molto presente nell’intero album è il forte legame della band con la sua città, Milano. E’ entrata nelle loro canzoni in modo naturale, come una presenza imponente impossibile da eliminare. Dicono che sia una città caotica e che lasci poco spazio alle persone introverse, ma è proprio per questo che a volte è necessario chiudersi in se stessi per salvaguardarsi. Ma io, come loro, credo che Milano sia una città talmente grande da lasciare aria per tutto e tutti, anche per degli introversi come loro.
Un disco giovane, che forse non è ancora assoluto manifesto di una band totalmente matura, ma che possiede una perfetta sincronia di suoni che risultano sempre chiari e limpidi. Sfumature che vanno dal pop-rock malinconico per arrivare a melodie più dolci. Non mancano canzoni prettamente rock e nemmeno le tipiche ballate. Presenti anche distorsioni vocali, numerosi cori (non ve ne accorgerete, ma in questi ce lo zampino di Divi dei Ministri) e strumenti inusuali come il mandolino.
Un ottimo album d’esordio, che ci porta ad aspettarci di più per il futuro dal quartetto milanese, affinché non sparisca nell’oscuro mare sovrappopolato delle band emergenti italiane.
Mary Ministrica
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Voto: (3,5 / 5)
Tracklist:
- Primo attore
- L’America
- Da solo
- Speranza
- Sospiri
- Nuvola Rotta
- Tutto diverso
- Viaggiare e poi
- Noia
Formazione:
Nico Zagaria – voce e chitarra
Marco Battista – chitarra e mandolino
Futre – basso
Elia Rocca – batteria