“Sui passi della musica – Rino Gaetano”, intervento di Nino Marzullo e Miriam Corrado
Terza puntata per lo speciale “Sui passi della musica“: questa volta ad essere ricordato è nientemeno che il «figlio unico della canzone italiana», Rino Gaetano.
Veramente apprezzato solo dopo diversi anni dalla sua morte, Rino Gaetano, dalla voce graffiante con la quale nasconde, dietro ai suoi ironici testi, una forte critica alle classi sociali italiane, più volte censurato, viene in questa occasione presentato ai ragazzi del collegio universitario Villa Nazareth dalla mano di Nino Marzullo e Miriam Corrado. Buona lettura, interstellari!
RINO GAETANO di Nino Marzullo e Miriam Corrado
Biografia
Cantante estroverso, politicamente scomodo, innovatore e artista poliedrico. Questo era Rino Gaetano. Nasce a Crotone il 29 ottobre 1950, in Calabria, prima di trasferirsi a Roma all’età di dieci anni, per motivi legati al lavoro dei suoi genitori. Nel 1962 studiò in una scuola Apostolica a Narni, in provincia di Terni, per poi tornare nuovamente nella città capitolina dove vivrà per tutto il resto della sua vita.
Giovanissimo, insieme ad un gruppo di amici, crea il quartetto dei Krunx: Rino cantava, suonava la chitarra solista e componeva le prime canzoni. Ovviamente si suonavano le canzoni dei Beatles e dei Rolling Stones, spesso in un inglese maccheronico. Importantissima fu l’amicizia con Marcello Casco che con la sua grande esperienza e i suoi consigli seppe guidarlo e indirizzarlo. Dopo le prime esibizioni al Folkstudio, viene scoperto da Vincenzo Micocci, il quale nel 1973 realizza il debutto discografico (45 giri) del cantante con “I Love You Marianna”.
In quegli anni il cantante stringe una particolare amicizia con alcuni dei colleghi sotto contratto con la It di Vincenzo Micocci, alcuni di questi allora ancora poco noti, quali i cantautori Antonello Venditti, Francesco De Gregori, Lucio Dalla, Marco Messeri. E’ invece nel 1974 che viene pubblicato il primo vero album, “Ingresso libero”; tuttavia, il lavoro non ottiene particolari riscontri né di vendita né di critica, pur mostrando i primi segni dello stile estroso, provocatorio e innovativo che l’avrebbe caratterizzato per tutta la sua carriera. Tra i brani ptroviamo Ad esempio a me piace il sud, canzone già nota perché incisa l’anno precedente da Nicola Di Bari con un testo leggermente diverso, e I tuoi occhi sono pieni di sale.
Il successo tanto atteso arriva l’anno dopo con il 45 giri “Ma il cielo è sempre più blu”. Nel 1978 Rino Gaetano partecipa al Festival di Sanremo con la canzone “Gianna“, piazzandosi al terzo posto, alle spalle dei Matia Bazar e di Anna Oxa. Grazie a questo brano ottiene un grande successo e rimane per quattro mesi in classifica, vendendo oltre 600mila copie. Nello stesso anno conduce tra l’altro un programma radiofonico, intitolato Canzone d’Autore.
Artista estremamente poliedrico, nel 1981 recita nel Pinocchio di Carmelo Bene a Roma, nel ruolo della volpe. La carriera e la vita di Rino Gaetano si interrompono tragicamente il 2 giugno 1981 a soli trent’anni, in un incidente stradale che avviene a Roma, sulla via Nomentana. Pur prontamente soccorso, in fin di vita, il cantante viene rifiutato da ben cinque ospedali, una circostanza sorprendentemente simile a quella narrata in uno dei suoi primi testi, “La ballata di Renzo“, eseguita dal cantautore durante le sue prime esibizioni al Folkstudio. Muore per la gravità delle ferite riportate, per giunta a pochi giorni di distanza dalla data fissata per il suo matrimonio con Amelia, sua compagna, che aveva conosciuto prima ancora della sua carriera musicale.
Nel 2007 la RAI fece anche un film in suo onore, con l’attore Claudio Santamaria che interpretava il ruolo del cantante calabro-romano. Nonostante gli ottimi ascolti e un cast di tutto rispetto, diversi componenti della famiglia Gaetano hanno criticato la pellicola che faceva emergere una figura distorta del cantante, raffigurandolo come una persona sola e senza alcun amico al quale aggrapparsi, oltre che assiduo consumatore di droghe ed alcool. Morto giovanissimo, il suo mito ha attraversato però diverse generazioni, fino ad arrivare ai nostri giorni con il risultato di poter trovare cover band in suo onore in ogni angolo dello stivale. La sua musica irriverente e piena di significati nascosti affascina tuttora un pubblico molto ampio dando la giusta consacrazione ad un artista spesso oscurato e bistrattato durante la propria vita.
Aida
Presentata in occasione della Festa della Repubblica, nel 1977, “Aida” rappresenta un ritratto degli ultimi 70 anni della storia d’Italia, nella quale Rino Gaetano mette da parte i propri abituali toni ironici per celebrare una Nazione ricca di contraddizioni ma dotata di una grande bellezza. Quale metafora migliore per l’Italia di una donna divisa tra l’amore per la patria e l’amore per il giovane guerriero egizio Radames, motivo della sua rovina?
Il nome Aida infatti è tratto dall’omonima opera di Giuseppe Verdi, dalla quale Rino riprende il motivo della Marcia Trionfale per la musica; ma non solo: «Aida è una donna a cui è stato imposto uno di quei nomi che ogni buona madre fascista usava dare ai propri figli […] Aida è anche l’Italia stessa, dalla guerra d’Africa fino ai giorni nostri. Ma oltre all’amarezza c’è anche tanto amore verso questa donna simbolo, che per me rimane sempre bella», afferma lo stesso cantautore. La canzone si apre con l’immagine di questa donna che sfoglia “i suoi ricordi, le sue istantanee”,“le sue madonne, i suoi rosari”, chiaro riferimento all’influenza della Chiesa Cattolica nella storia italiana, “mille mari e alalà”, ovvero le avventure coloniali del regime fascista del 1935-36 (proprio nell’Etiopia dell’Aida verdiana). I simboli della canzone procedono in concatenazione storica perfetta e non risparmiano l’uso ed il costume dell’epoca: “vestiti di lino e seta”, citazione da un cinegiornale dell’Istituto Luce sul matrimonio di Edda Mussolini e Galeazzo Ciano. L’ipocrisia contraddittoria di quest’Italia viene mostrata con le immagini di “Marlene e Charlot”, due simboli complessi e contrapposti: la prima è simbolo antimilitarista nata da una canzone scritta da un poeta-soldato tedesco, divenuta famosa durante la Seconda Guerra Mondiale, con cui è immediato l’accostamento alle leggi razziali del 1938; la seconda rappresenta il personaggio inventato dal comico di religione ebraica Charlie Chaplin.
Si passa poi al 10 Giugno 1940, l’annuncio da Palazzo Venezia da parte di Mussolini dell’entrata in guerra dell’Italia, che segnò l’inizio di “un’altra età” con l’occupazione tedesca (“marce svastiche e federali”), il coprifuoco, le notti di guerra (“sotto i fanali l’oscurità”), la guerra civile e la Resistenza “il ritorno in un Paese diviso”, nel dopoguerra, tra fascisti e partigiani, tra il “nero nel viso” e il “rosso d’amore”.
“Aida, come sei bella!“: è un grido, un elogio all’Italia, di cui Rino Gaetano ne loda la bellezza, ma verso cui prova profonda rabbia. Il primo ritornello separa la prima dalla seconda parte della canzone in cui ha inizio la ricostruzione dell’ Italia, piena di difficoltà, di compromessi. Un paese in preda alla povertà e su cui si innesta una nuova divisione dovuta al “terrore russo”. A ciò si legano le figure contrapposte di “Cristo e Stalin”: Cristo indica la Chiesa, e quindi papa Pio XII, che più volte scomunicò Stalin e la sua opera politica. Si giunge così al 1948, alla “costituente”, l’Assemblea che diede vita alla Costituzione e quindi alla nascita della Repubblica italiana che, però, secondo il cantautore, non promuove una vera e propria democrazia (“e chi ce l’ha?”), quasi come se fosse illusoria; sino ad arrivare al 1976, anno di composizione della canzone stessa ma anche dello scandalo Lockheed di cui il cantautore dice “trent’anni di safari / fra antilopi e giaguari / sciacalli e lapin”, con allusione ai nomi in codice dei politici coinvolti nello scandalo.
In molti suoi brani, Rino Gaetano ci ha raccontato le sue sensazioni e i suoi pensieri attraverso sguardi di donna; ma stavolta, ispirato dalla visione di “Novecento” di Bertolucci, “Aida” viene considerato uno tra i testi più elevati della canzone d’autore nostrana e, come disse Rino in televisione per presentare la sua canzone prima di esibirsi con un cappello da esploratore africano in testa: «Un pezzo sulla storia degli ultimi 50 anni italiani, raccontati attraverso gli amori e gli umori di una donna, che si chiama Aida».
Link utili: Collegio Universitario Villa Nazareth | articolo Sui passi della musica – Giuni Russo | articolo Sui passi della musica – Angelo Branduardi | Rino Gaetano (Wikipedia)