“Sui passi della musica – Giuni Russo”, intervento di Fabrizia Lucarelli
Dedichiamo questa rubrica speciale al seminario “Sui passi della musica“, tenutosi nella località di Dobbiaco (Trentino-Alto Adige) a fine luglio 2013 , organizzato, come ogni anno, dal Collegio Universitario Villa Nazareth di Roma. Quest’anno gli studenti del collegio hanno deciso di dedicare l’incontro al nostro argomento più caro: la musica. Questo consistette in 3 conferenze su, rispettivamente: “Il ruolo del teatro verdiano nella formazione dell’identità culturale e nazionale” tenuta dalla prof.ssa Lucana Palladino del Conservatorio di Musica “S. Cecilia” (approfittando dell’occasione per ricordarvi che il 10 ottobre di quest’anno si è compiuto il bicentenario della nascita di Giuseppe Verdi), “La musica folkloristica in Italia“, tenuta dal prof. Sandro Biagiola, sempre dal Conservatorio di Musica “S. Cecilia” e infine sul cantautorato italiano, in un’interessante tavola rotonda curata dagli studenti stessi.
Ed è proprio di quest’ultima che noi teniamo di riportare gli interventi, non solo perché i cantautori sono da sempre la colonna portante della musica italiana, ma perché i protagonisti e scrittori sono stati giovani ragazzi come noi di Interstella. Buona lettura, interstellari!
GIUNI RUSSO di Fabrizia Lucarelli
Giuseppa Romeo, nota come Giuni Russo, è stata una cantautrice e musicista siciliana di musica pop sperimentale. Dopo i primi successi al Festival di Castrocaro e al Festival di Sanremo, decisivo per la sua carriera fu l’incontro con il maestro Franco Battiato, che disse di lei: «Mi colpì la sua voce straordinaria, la vitalità con cui cantava, la sua potenza vocale che andava di pari passo con la sua sensibilità musicale».
Oltre ad una grande amicizia destinata a durare nel tempo, nasce nel 1981 un team di lavoro creativo ed affiatato che porta alla realizzazione di tre brani, cuciti addosso alle capacità vocali ed interpretative di Giuni: “Una vipera sarò”, “L’addio” e “Crisi metropolitana” confluiti nello straordinario LP “Energie”. Quest’ultimo è il lavoro che rappresenta al meglio le sue qualità artistiche e che rimarrà un assoluto riferimento per il resto della sua attività. È un lavoro davvero all’avanguardia per il panorama musicale italiano e non solo, all’insegna della pura sperimentazione, caratterizzato da un utilizzo della voce totalmente rivoluzionario, spesso strabiliante e da arrangiamenti piuttosto innovativi, curati dall’amico Battiato.
A metà del ‘82 le viene proposto un brano, non privo di poetica e originalità, intitolato “Un’estate al mare”, (sicuramente tutti ricordiamo gli ombrelloni-oni-oni), firmato ancora da Battiato. Sul finale dell’esecuzione la cantante imita anche il verso dei gabbiani con l’emissione di note particolarmente acute, dando prova della sua notevole estensione vocale. Malgrado il grande successo ottenuto con questo brano, l’artista sarebbe voluta ritornare alla sperimentazione di Energie, ma viene imprigionata nel cliché delle hit estive a tematica balneare, soprattutto a causa delle direttive artistiche della sua etichetta discografica gestita da Caterina Caselli.
Il successivo album, “Mediterranea”, mette in luce un’artista in continua evoluzione, tesa a coniugare con intelligenza e visione artistica cantabilità e sperimentalismo, sia vocale che strumentale. Giuni vorrebbe che a trainare il disco fosse l’omonimo brano “Mediterranea”, ma la Caselli preferisce promuovere la più frivola “Limonata cha cha cha”. Iniziano perciò i primi dissensi professionali e legali con la casa discografica con la quale Giuni recide poco dopo il contratto, rinunciando a popolarità e successo.
Dopo quattro anni di totale assenza dal mondo dello spettacolo, nel 1988 anticipa di un decennio la “musica di confine”, innovativa e assolutamente sconosciuta nel panorama musicale italiano con il rischioso album “A casa di Ida Rubinstein”. Un disco fusion di contaminazione fra lirica, pop elegante e jazz, incentrato sull’interpretazione di aree di camera e romanze di autori quali Bellini, Donizetti e Verdi. Giuni Russo è di questo campo l’anticipatrice, colei che apre una strada che diverrà popolare soltanto negli anni ’90 con altri artisti di confine.
Nel 1994 ritorna sulle scene musicali con l’album “Se fossi più simpatica sarei meno antipatica”, da cui ho tratto il brano che voglio proporvi “Strade parallele (aria siciliana)”, scritto della stessa Giuni con l’aiuto della fedele compagna di vita Maria Antonietta Sisini e interpretato con l’amico, mentore e conterraneo Franco Battiato.
Ho scelto questo brano non perché metta particolarmente in luce le strabilianti qualità canore della cantante -ricordiamo che raggiungeva senza difficoltà le cinque ottave- ma perché ha un fortissimo impatto emotivo ed evocativo dovuto, a mio parere, all’utilizzo del dialetto siciliano per la stesura del testo. La scelta di non scrivere questa poesia nella lingua italiana permette all’ascoltatore, come noteremo, di entrare subito a contatto con l’anima dei due protagonisti, l’anima che canta nella sua lingua primitiva scevra dal filtro della lingua ufficiale. La stessa Giuni dice di questo brano :«In quella canzone c’è, nella vocalità e anche nelle parole, la poesia della mia infanzia: i colori, i sapori, la fontana, gli odori, il profumo delle giornate di scirocco, i colori»
Il sole, il mare, il frinire delle cicale, la calura del pomeriggio estivo… “Il sole ora entra nel mare e fanno l’amore”. Il tramonto è una rappresentazione naturale e concreta dell’amore, quello vero, unico, sincero e la solitudine diventa quieta compagna, diventa poesia. L’intreccio delle voci, quella leggera e raffinata di Battiato e quella vibrante e potente di Giuni, esalta la bellezza delle piccole cose che nascondono tanto infinito da tormentare pensieri ed anima. Due anime che viaggiano su strade parallele, come il titolo suggerisce, senza incontrarsi mai eppure avendo la consapevolezza di condividere nella percezione della solitudine un piacere comune. E cosa c’è di più bello di un amore che è concreto e tangibile pur non avendo mai avuto un incontro?
Concludo con una frase tratta dal libro “Non ti muovere” di Margaret Mazzantini che, a mio parere, rispecchia in pieno quello che Giuni voleva comunicarci con questa poesia: «Chi ti ama c’è sempre, c’è prima di te, prima di conoscerti»
Link utili: Collegio Universitario Villa Nazareth | Giuni Russo (Wikipedia)
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