RECENSIONE: Impülse – Let Freedom Rock
Ne parlammo quando ancora erano agli esordi ed avevano appena pubblicato il loro primo EP “Rock Never Dies”. Torniamo a riparlarne oggi, due anni dopo, all’uscita del loro primo full lenght in studio.
Gli Impülse, band abruzzese di stampo heavy metal che fa della contaminazione il suo punto forte, sono attivi sin dal 2006. I ragazzi ne hanno fatta di strada tra cambi di formazione, live nei club della loro terra d’Abruzzo e appuntamenti in sala prove, fino al raggiungimento del grande obiettivo che qualsiasi band militante su questa terra agogna: il primo album in studio, uscito per l’etichetta Music Force il 15 ottobre.
La triade di pezzi iniziali è un’ottima ouverture che palesa fin da subito le doti e le influenze più variegate della band, sia in campo thrash nella intro Rockrider, sia in campo heavy metal con i due brani che seguono. La veloce e riffata apertura (veloce sia per quanto riguarda la tempistica, sia per quanto riguarda il ritmo effettivo) viene subito sostituita dalle atmosfere più epiche e marcianti di Worth Fighting For, Worth Dying For e dalla suite strumentale Raise Up The Flags, che fanno da biglietto da visita più che gradito, ma che passa quasi subito in secondo piano all’arrivo del quarto brano strumentale, dove improvvisamente altro si palesa, quell’altro che alimenta il fuoco dell’interesse e sorprende l’ascoltatore.
Dopo un altro passaggio strumentale in cui domina la ritmica del basso quasi new wave e le percussioni gemellate col medesimo, ecco partire la fantastica quanto inaspettata Rock Never Dies (title track del loro EP d’esordio, ricordate?). Questo pezzo, non a caso, occupa il numero 5 dei 10 brani proposti nell’album, e ne ha ben donde. Non è altro, infatti, che il bellissimo nucleo centrale nel quale si concentrano in un unico gorgo ribollente tutte le diverse influenze, esperienze, capacità che i componenti si divertono ad assemblare in una sorta di mosaico prorompente: c’è il basso che diventa funk quando meno te lo aspetti, la chitarra a volte southern rock a volte glam, la voce acutamente avviluppata a questo eclettico ensamble di suoni caleidoscopici, uniti preziosamente e sapientemente in una prova artistica azzardata ma riuscitissima, che non dimentica la trama principale che la attornia, ma allo stesso tempo se ne libera con una nonchalance invidiabile. Il brusco ritorno alla tradizionale linea anni ’80 viene salutato da quello che verrà etichettato come “classicone” tra qualche anno: Whisky n’ Roll, con i suoi assoli fluenti e tecnici, è davvero un piacere per le orecchie, e vengo a conoscenza proprio in questi attimi che sono in corso in questi giorni le riprese del videoclip di questo pezzo (fatto che conferma appieno la mia tesi del “classicone”, o meglio del “singolo” estratto dall’album con il quale si va sul sicuro). Abituati ormai all’imprevisto che la band si diverte a sparpagliare in ogni brano, ecco infatti la ballad malinconica I Had a Dream, un revival delle sonorità à la Guns n’ Roses con qualcosa di folk metal verso il finale (Agalloch, Alcest, ma soltanto accennati).
Ed infine, vista la presenza di una triade iniziale, eccone un’altra a conclusione del tutto composta da Awake, Along a Nightmare e la title track Let Freedom Rock: il primo pezzo è una stravagante introduzione dark ambient alla carichissima penultima traccia che bolla il revival del progetto come più che riuscito (fantastico riff da headbanging immediato ed ogni elemento al suo posto, urletti heavy metal compresi). Il gran finale, pezzo più lungo di tutto l’album, te lo immagini suonato in un grande stadio illuminato, pieno di gente che saltella sotto il palco mentre ondate di riflettori e fontane luminose circondano il gruppo sudato ma felice che si nutre delle gocce di gioia di cui le proprie folte chiome sono impregnate ormai da ore: ci sono gli assoli megagalattici, la dura scorza di una big band che (e forse ce ne eravamo quasi dimenticati) non è altro che un ensamble di cinque ragazzi agli esordi, che coronano magistralmente il loro sogno.
L’album, come già accennato, è, nel complesso, un puzzle divertente da assemblare, da gustare singolarmente o tutto assieme, da prendere a piccole dosi o a sorsate gargantuesche. Un gran bell’esordio, curato ma allo stesso tempo vintage nell’anima; classico, ma che sa anche osare ed andare al di la del paraocchi generazionale per strizzare l’occhio ad influenze più moderne; divertente, quasi ironico (vedi la “r” allungata in Worth Fighting For, Worth Dying For che sembra quasi sbeffeggiare i boriosi cantanti heavy metal) e pieno di vita. Viva gli Impülse e viva il buon metal made in Italy!
Vi lascio, neanche a dirlo, con il video live di Rock Never Dies preso direttamente dal canale Youtube della band chietina (quello con l’audio migliore, ma sono sicuro che presto la band si deciderà a caricare anche le tracce prese direttamente dall’album).
Altri link utili: pagina Facebook della band e il loro sito ufficiale, dove potete ovviamente acquistare Let Freedom Rock nell’apposita sezione, conoscere la bio del gruppo e scaricare i testi.
Voto: (3,5 / 5)
Impülse – Let Freedom Rock (2013 – Music Force)
- Rockrider
- Worth Fighting For, Worth Dying For
- Raise Up The Flags
- Let The Sound Begin
- Rock Never Dies
- Whisky ‘n Roll
- I Had A Dream
- Awake…
- Along A Nightmare
- Let Freedom Rock
Gli Impülse sono:
Luca Ienni – Vocal
Ayrton Glieca – Bass
Daniele Di Caro – Guitar
Fabio Cat Magrone – Guitar
Federico Kramer Di Santo – Drums