“Mutuo Perpetuo”: rabbia solida in un mondo liquido.
I la Colpa sono stati un incontro casuale, prezioso, fortunato.
Il loro primo lavoro “Mutuo Perpetuo” è uscito in questi primi mesi dell’anno, mesi caldi e disperati, in una disordinata tempesta inquieta che ha travolto tutte le esistenze, e nessun altro momento sarebbe stato più azzeccato per far fare capolino in mezzo a noi a questo piccolo Ep; che di piccolo ha solo il fatto di essere un Ep, perchè in realtà porta in sè elementi davvero immensi.
Ad accoglierci è un suono essenziale, come essenziale è la rabbia che trasuda schegge di indignazione esplose in cinque tracce dalla chitarra di Salvatore e dalla voce di Marco, appoggiando sicura su fondamenta pesanti ed ipnotiche costruite con forza dal basso di Matteo e dalla batteria di Luca.
Un disco purtroppo generazionale che è il figlio naturale del nostro tempo, fuorisciuto dai lembi di padre baratro e madre indignazione che gli tatuano addosso un nome inequivocabile “Mutuo Perpetuo”, titolo peraltro della prima traccia che ci fa danzare sulla liquidità di Bauman alla quale però sembra che i quattro non si rassegnino del tutto urlando la loro urgenza “…troppo piccolo per farmi odiare, troppo grande per restare a guardare…”.
Questa apertura non è casuale e disegna un pò i tratti dell’umore e delle ottiche che percorreranno tutto il disco.
I nostri ci prendono per mano accompagnando “Il Nostro Passo” nei meandri di un brutale realismo urbano tra sfratti, noia e solitudine senza perdere l’ironia “…se la neve fuori ci sbatte in faccia il suo lamento non allontanarti è l’invidia del momento, prendiamo un residence a mezza stella le tende a righe e l’insegna gialla, ti porterò a ballare nei cortei mi aiuterai a dividere i miei guai”.
Il sapore che ci resta in bocca è quello della pioggia sul cemento caldo, polveri sottili, stanchezza periferica e speranza umana.
La mente si tinge di rosso e di nero e il termometro del bisogno di reagire sale assieme ai kick sulla gran cassa.
Innegabile la somiglianza con i Ministri, band con cui condividono la città, Milano, e una certa estetica del suono, senza però sfociare mai nel plagio mantenendo una freschezza originale e spingendosi qualche passo più in là dei loro colleghi.
L’attitudine è squisitamente punk grazie ad un suono all’apparenza scarno, ma in realtà piacevolmente pieno e veloce; e grazie alla sincerità cruda di liriche che ci mettono al tappeto distanti da qualsivoglia posa intellettuale bensì impregnate di concreta solidarietà popolare.
Consigliati a tutti coloro che hanno voglia di pogare duro, agitando i loro cuori e pugni in aria, di farsi sentire e imparare a nuotare in questo mondo liquido per non affogare, mai.