Album Del Giorno: Red House Painters – Red House Painters I (Rollercoaster)
Tormentato dai suoi fantasmi, Mark Kozelek, leader di questa band che ha introdotto al pubblico il genere denominato slowcore o più propriamente sadcore, titolo di comodo per identificare gruppi che fanno parte dell’universo alternative rock ma che propongono un approccio viscerale e depressivo alla musica, portata avanti da una strumentazione semplice e scarna supportata da testi che parlano di disagio interiore et similia, da il meglio di se in questa seconda produzione del 1993 (secondo molti l’album simbolo della band è la loro prima opera, Down Colorfull Hill, ma trovo molto più intensa e significativa quest’altra produzione); ex tossicodipendente, Kozelek esorcizza i suoi demoni con la sua voce triste dal tono ironico e rassegnato, accompagnato da semplici accordi a volte distorti a volte lasciati alla semplicità acustica del caso e da una batteria soffocata e smorta, un folk rock che bene accompagna il nero cantautore nelle sue storie autobiografiche disagiate. Uscito senza titolo e chiamato Rollercoaster per l’immagine di copertina che rappresenta delle montagne russe in disuso con un filtro seppia applicato, immagine desolata e inerente all’intero album, una suite di più di un’ora di malinconiche ballate esistenziali vorticose e pericolosamente lente, proietta talmente bene la sofferenza e la tristezza del cantante da intristire anche il più felice degli uomini, cosa che,molto probabilmente, era tutta nelle intenzioni dell’artista di San Francisco. Ottimo lavoro, Mark.
Red House Painters – Red House Painters I (Rollercoaster) (1993)
- Grace Cathedral Park
- Down Through
- Katy Song
- Mistress
- Things Mean A Lot
- Funhouse
- Take Me Out
- Rollercoaster
- New Jersey
- Dragonflies
- Mistress (Piano Version)
- Mother
- Strawberry Hill
- Brown Eyes