“Extreme” e “Pornograffitti”: ecco a voi la creatività e l’eclettismo degli Extreme
Il nome è già un programma … Gli Extreme nascono a Boston a metà degli anni ’80 e portano con loro tutta la carica e l’energia degli sgoccioli, di tutto rispetto, del già tanto noto hair metal che aveva ampiamente contraddistinto l’ala rock di quel periodo. Dopo aver cambiato varie volte nome e non ancora decisamente arrivati alla formazione decisiva, vincono un concorso organizzato dalla rete televisiva Mtv nel 1985, col brano “Mutha” che finirà direttamente nel loro primo album pubblicato nel 1989 dall’ A&M Records e che si chiamerà proprio “Extreme”: voce robusta e potente, assoli mozzafiato e ritmo via via sempre più incalzante, merito di bravi anzi bravissimi musicisti a farla da padrona. L’album coinvolge senza dubbio un pubblico molto ampio, che si estende fino al vero hard rock grazie a brani come “Kid Ego”, “Play with me”, “Flesh ‘N’ Blood” , “Wind me up”… E ci stupisce quando, dopo averci sparato a tutta forza pezzi del genere, l’atmosfera si placa e dà spazio a canzoni più malinconiche e addirittura nostalgiche, come “Rock a Bye Bye” e “Watching Waiting”.
Se il primo album rispetta dunque un sound decisamente heavy e risente dell’influenza di artisti come i tanto legittimamente acclamati “Motley Crue”, il secondo viene a consacrare il vero stile, la vera attitudine ma anche la dannazione di questi quattro ragazzi: il funk rock. “Extreme II: Pornograffitti” è un album strepitoso, originale per i tempi e squisitamente di qualità. I pezzi sono prevalentemente ritornelli melodici su basi che sembrano quasi canzonette da ballare , ma che invece sono estremamente difficili e curati fino ai minimi dettagli. Ritmici e gradevoli all’ascolto, prendono le distanze dagli altri gruppi dominanti sulla scena musicale e sfornano brani come “Get the Funk Out”, “Decadence Dance”, “It (‘s a monster)”, “Suzi” e tanti altri ancora… Purtroppo per loro, i tempi ormai si stavano dirigendo inesorabilmente verso suoni ben più rudi e meno impegnativi, il panorama musicale si preparava al grunge. A dirla tutta, la famosissima (ma anche bellissima) ballata “More than words” è diventata la canzone più conosciuta in assoluto di un gruppo che sapeva fare ben altro di dolci motivi suonati in acoustic e che ha dovuto davvero combattere per avere un degno debutto.
Che dire in più? Forse che troppo spesso la sorte e la fama non rendono giustizia a chi davvero è bravo e che ci vuole sempre un po’ di fortuna in tutto, anche nell’azzeccare i tempi giusti.
Note di merito: giochiamo in casa per quanto mi riguarda, ma oggettivamente direi il sound prettamente funk rock ed originalissimo di Pornograffitti ed in entrambi i casi gli assoli sconvolgenti di Bettencourt ed i riff incalzanti.
Note di demerito: in generale, le tracce seguono quasi tutte lo stesso stile, quello prevalente dei rispettivi album e per quanto riguarda il secondo, l’esuberante fama di “More than Words” rispetto a tutti gli altri pezzi.
Quanto mi piacciono! Nuno comunque è davvero un mostro!